“Ho litigato con gli algoritmi e il mio disco è uscito solo su OnlyFans” / Intervista a Federico Cacciatori

Federico Cacciatori

Federico Cacciatori è tornato, e lo ha fatto in grande stile: il compositore e autore di Massa Carrara, già reduce da un discreto numero di pubblicazioni capaci di interessare pubblico e addetti al settore, è tornato infatti a far parlare di sé con un disco speciale, accompagnato da un’altrettanto speciale modalità di “distribuzione”. La mia visione del mondo, il nuovo album di Federico Cacciatori, è sbarcato a inizio dicembre solo su OnlyFans (e puoi scaricarlo qui: https://onlyfans.com/468717945/federicocacciatori). A noi, la sua scelta ha incuriosito eccome: potevamo esimerci dal fargli qualche domanda a riguardo?

Federico Cacciatori, compositore toscano con all’attivo una discreta discografia di brani: come ti senti, all’alba di questo ritorno discografico? Quali sono le aspettative che nutri nei confronti dell’uscita?

Ciao a tutti, sto veramente bene e mi sento molto più sollevato ora che La mia visione del mondo non è più solo mia. Sarà che ho una visione sempre molto fredda sulle aspettative, quindi non saprei dirvi… spero che l’album arrivi nel modo più diretto possibile senza troppi rigiri di parole.

Hai deciso di pubblicare il tuo lavoro attraverso piattaforme diverse rispetto al solito: come mai questa scelta?

Un po’ di tempo fa ho avuto una lite con gli algoritmi e quindi… no, scherzo, diciamo che mi sono trovato come un pesce in rete, nelle mani di questi “pescatori digitali”, e pensare che un algoritmo possa limitare i nostri orizzonti musicali a “la musica che amo di più” o “playlist simile a questa” mi rattrista molto, perché tante volte anche dalla musica che apparentemente ci sembra più insipida si può trovare veramente qualcosa di magnifico, che magari il nostro “temuto” algoritmo ci stava nascondendo e noi non lo sapevamo. Allora, anzi che rimanere nella “rete” di cui si parlava prima, mi sono inventato questo nuovo sistema, che utilizza OnlyFans come shop, da dove è possibile acquistare il disco e una nuovissima piattaforma che ho introdotto personalmente nella quale è possibile ascoltare i brani con la miglior resa sonora possibile e con l’ascolto anche offline delle tracce, potendo scaricare tutto l’album o le singole tracce.

Negli ultimi anni, ha fatto scalpore la diserzione da Spotify di diversi artisti nazionali e non; pensi che sia possibile oggi credere in un’alternativa?

Fa strano parlarne avendo ottenuto il “primato in Italia” per questa modalità di diffusione musicale che ho introdotto, ma al di là di quello che ho creato, credo che possano esistere diverse alternative a un sistema ormai “monocratico” di diffusione musicale. Io ho provato una strada, ma sicuramente ce ne sono anche tante altre e figuriamoci se riesco a stare fermo qui dove sono: ho già dei progetti per il futuro, che offriranno nuove alternative. Ah, e ci tengo a sottolineare questo: chi fa musica non può ritenere un problema il percorrere nuove strade, ma un’opportunità.

C’è una sensazione di ricerca che attraversa tutto l’ascolto del disco; sembra che tutte le tracce contengano mondi differenti, che coesistono in una costellazione di canzoni capaci di attraversare generi, stili e linguaggio… quali sono gli ascolti che hanno caratterizzato la scrittura di queste tracce?

Gli ascolti sono diversi; in primo piano devo metterci il mio padre musicale Roger Waters per le parti più sperimentali, per i trip intersonori. Gli M83, per le parti più orecchiabili e melodiche. Per quanto possiamo sembrare anni luce distanti, mi ha colpito molto Halsey, e di lei mi ha stregato il fatto che certe parole possono avere una forte predominanza senza essere obbligatoriamente urlate al microfono: l’idea di creare comunque un’onda che si muove nelle parti vocali mi fa impazzire.

I tuoi singoli avevano lasciato intendere la volontà di una ricerca autorale capace di scendere quasi nel “politico”: penso a un brano come Dipende da noi, e allo scenario internazionale che sembra raccontare. Tu come ti poni nei confronti del rapporto tra musica e politica?

Parto dicendo che sono profondamente apolitico, per quanto ho cercato di informarmi il più possibile per costruire il mio “ideale politico”, ma è come costruire un modellino di un aeroplano pensando di poterlo fare volare, ma niente, ogni volta si schianta. Anche se fossi molto più esperto di politica, non mischierei mai le mie musiche con la politica, però c’è chi lo fa e riesce a farlo veramente bene. Credo che la politica tenda a unire persone con lo stesso pensiero, quindi allo stesso tempo divide. La musica credo sia stata creata per unire anche persone con diversi pensieri, con diverse idee politiche. Mi rattrista sentire frasi del tipo “non vado a quel concerto perché quel gruppo o artista non è del mio partito”.

Non è scontato il tuo modo di approcciarti alla discografia: nei tempi della “bassa attenzione” costruisci un mondo fatto per lo più di suoni. Hai però affrontato anche la sfida della scrittura in quest’ultimo lavoro… ce lo racconti?

Certamente! Una bella sfida, direi, per chi è abituato a scrivere la maggior parte della musica senza una voce. Nel mio caso ho ragionato sulle voci dei due brani cantati come se fossero degli strumenti. Non ho un metodo ben preciso e una tecnica per scrivere un testo di una canzone, però ragiono sulle parole come se fossero musiche, perché poi se ci si pensa non sono poi così distanti i due mondi: le parole cantano! Sono solo note che aspettano solo di essere flirtate dalla musica. Possono avere un profilo melodico, armonico, ritmico, possono essere di media o di lunga durata, possono essere pop, jazz, classiche. Una frase che brucia di energia può predisporsi di un crescendo, come un rullo di tamburi o il fragore dei piatti che ci mette ci mette in guardia come a dire “questo è davvero importante!”

Ho anche l’impressione che quest’ultimo lavoro meriti certamente una sua definizione “live”. Stai lavorando alla promozione dal vivo della cosa?

Ci sto ragionando. Per ora posso solo dirvi che ho l’idea di intraprendere una definizione live bidimensionale, dove le due dimensioni sono quella più acustica e intima e quella più onirica, sperimentale ed elettronica.


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